lunedì 7 aprile 2008

23 Luglio
Guilin/Canton
Hotel Landmark


Sveglia alle 06:30 partenza alle 08:00
Andiamo a vedere la “Collina di Fubo”. Un giardino con la statua del generale FUBO ed una serie di grotte scavate nella montagna che contengono un tempio buddista e consentono la visione di un laghetto interno. E’ possibile salire sulla sommità della collina, ma solo pochi del gruppo ci provano. Per par condicio non tralasciamo di acquistare dalle bancarelle locali prima di andar via.
Ci dirigiamo alla volta della “grotta del Flauto di Bambù”. Pensavamo di scendere ed invece si ricomincia a salire: centinaia di gradini! Alla base troviamo dei portantini che trasportano a spalla i turisti pigri; io e Margherita ci facciamo sopra più di un pensierino, ma alla nostra vista tirano su un cartello: PAUSA PRANZO. Sti cinesi mangiano proprio a tutte le ore del giorno! Cominciamo a salire e quando pensiamo di essere arrivati, dopo circa 15 minuti, vediamo un’altra postazione di portantine. Prima che ci prenda il coccolone ci avvertono che siamo arrivati e che la portantina serve solo per le fotografie. In effetti mancano solo un paio di rampe. Si arriva all’imboccatura della grotta e, in un buio quasi totale e su di un terreno molto scivoloso, si comincia a scendere. Per me, che non sono mai stato all’interno di un ambiente simile, è tutto sbalorditivo. Ci inoltriamo tra rocce, stalattiti e stalagmiti. Le volte sono a tratti molto alte e sapientemente illuminate, anche se per periodi troppo brevi per fotografare bene. Camminiamo guardando a destra e a sinistra le figure che le concrezioni di calcare hanno disegnato.
Come dice la nostra simpaticissima guida locale Lì Già Lì, usando la fantasia si può vedere molto di più di quello che realmente l’occhio percepisce. Passaggi lunghi e stretti, laghetti sotterranei, salite e discese all’interno della grotta stessa, tra l’altro molto grande e profonda, ci fanno passare da una meraviglia all’altra. Alla fine … tornammo a riveder le stelle … per la verità … il sole … e non da solo: dopo la frescura della caverna ritroviamo anche il classico caldo afoso cinese.
Si riparte. Sosta ad una fabbrica di perle dove, prima di accedere alla zona “compere”, assistiamo ad una sfilata di giovani donne che mostrano gioielli con le perle. Ovviamente compere e solo dopo al ristorante dove Nino, al termine, ha offerto caffè a tutti fatto con la sua fedele moka da viaggio (praticamente ha fatto costruire una valigia tutto attorno alla Moka).
Per il dopo pranzo ci viene proposta una gita ad un vecchio villaggio (10Y). Accettiamo e ci ritroviamo in una realtà simile ad un nostro paese degli anni 50 ma ancora più degradato e zanzare così agguerrite da sembrare avere in odio chiunque non fosse cinese. Il caldo è veramente opprimente; sono le 15:00 ed il sole splende come in pieno deserto: il sudore scende a rivoletti sul viso e sul dorso.
Abbiamo visitato la scuola del villaggio. Questa volta Margherita non ha pianto come in Egitto, al villaggio nubiano, ma ci siamo andati molto vicini. Anche qui, al termine della visita, si è rinnovato il miracolo della trasformazione del nulla.
Girovagando per il villaggio abbiamo modo di sbirciare all’interno di qualche casa, tra le viuzze del paesello, abbiamo modo di salire sul ponticello ed osservare le imbarcazioni che si dondolano oziose sotto la calura opprimente.
I volti degli abitanti (ma forse sono solo figuranti) rispecchiano quello che deve essere la loro vita: Tranquilla, ritmi “messicani”, un po’ sul fiume, un poco a terra ad aggiustare le reti, un poco a ciondolare o a schiacciare un pisolino all’ombra. Ma a guardarli bene, forse non è tutto proprio così idilliaco. Le foto, e qui non ne vedrete, sembrano raccontare tutta un’altra storia. Decidiamo di tornare al pullman e quasi non riusciamo a trovare la strada perché dove prima c’erano strade assolutamente vuote, dopo il nostro passaggio è stato tutto un florilegio di bancarelle, banchetti e appoggi di fortuna dove vengono esposti allo sguardo “poco interessato” (e chi ci crede!) delle signore, souvenir ed oggetti di tutti i tipi, dall’antiquariato al vecchiume. Al primo stop di una di loro (forse era il segnale convenuto) all’unisono si fermano tutte! Quando si dice il gioco di squadra! In poco tempo riescono a trasformare i banchetti in “sbancarelle” (hanno ripulito tutto), si può tornare a casa.
Rientrati a Guilin per una breve sosta in albergo, offriamo e mangiamo i due frutti esotici avuti in regalo il giorno prima: veramente buoni anche se non sappiamo di cosa si tratti.
Ci trasferiamo al centro dove veniamo parcheggiati nella hall dello Sheraton sino alle 19:30 per poi ripartire ed andare all’aeroporto con destinazione Canton. Tentiamo una sortita per le vie vicine nonostante il grande caldo. Nino ed Enzo trovano delle magliette graziose; io guardo: non ci sono le mie misure! Mi consolo gustando un gelato soffice e torniamo al fresco dell’albergo.
Montati sul pullman si fa strada per l’aeroporto. Il morale del gruppo è abbastanza buono; si canta, si scherza, Lì Già Lì si esibisce in due o tre pezzi tipo Karaoke e accenna ad un mezzo balletto. Molto simpatica e quasi carina. Una dolcezza ed una sensibilità tutta orientale in particolare quando pronuncia PLOBOSCIDE. Anche altri del gruppo si esibiscono con alterne fortune. Piccolo intoppo all’aeroporto: ci hanno pesato i bagagli e ci tocca pagare un sovrappeso. Ce la caviamo con 10Y a chilo e riusciamo anche ad eludere il controllo delle misure del bagaglio a mano approfittando di un momento di confusione.
Arriviamo a Canton tardi e ancora più tardi si fa per raggiungere l’albergo. Troppo stanchi per cercare qualcosa da mangiare saliamo in camera (12° piano) e progettiamo doccia e nanna. Mentre disfo i bagagli sento Margherita gridare dal bagno che la doccia è rotta e l’acqua non esce da sopra, ma solo da sotto. Troppo stanco per arrabbiarmi consiglio un bagno cosa che farò anch’io. Letto e nanna.

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